martedì 8 dicembre 2009

Concentrato di pomodoro

Al terzo mese del mio erasmus a Berlino, mi appresto a trattare il primo dei tre temi che già vi avevo annunciato. Cerchiamo innanzitutto di ricordarci i primi pezzi di mosaico che abbiamo lasciato in giro qua e là: con l’aiuto di alcune chiavi di lettura, abbiamo delineato la figura del barbaro come persona animata dalla velocità e dal senso di contrasto; tale figura appartiene ad una società profondamente mutata, dai caratteri del tutto nuovi, in cui tutti noi viviamo. In questo post, descriverò il primo tassello raccolto qui a Berlino:


concentrato di pomodoro


Cosa mai potrebbe centrare una passata di pomodoro con l’erasmus? Badate bene, non una passata di pomodoro, un concentrato.

Ognuno di noi è abituato a vivere la propria vita con un certo ritmo: chi un po’ più walzer, chi un po’ più rock'n roll. L'erasmus stravolge questo ritmo, imprimendo una vertiginosa accelerazione a tutto ciò: il walzer diventa magari una samba, il rock si trasforma in prog-metal. In un attimo ci si ritrova a ricominciare da zero: nuovo numero di telefono, nuova cassetta delle lettere, nuovi amici. Eccoci: ci siamo noi senza il nostro passato, proiettati in un turbine di eventi, conoscenze, problemi; in altre parole: un concentrato di vita.


Passa una settimana, è come un mese

Passa un mese, è come un anno


Non c'è il tempo per dormire, figuriamoci quello per annoiarsi! Proprio quello che serve a noi surfisti: tante emozioni usa-e-getta, tutte e subito.




Emozioni usa-e-getta in una pratica confezione



Divertimento assicurato, nuove opportunità, esperienze uniche: lontani da casa, lontani dalla realtà a cui eravamo abituati a stare. Ecco la seconda parte del titolo: pomodoro,ossia, gli italiani all’estero.

Questo status mi ha suggerito due aspetti di particolar interesse.

Il primo riguarda le persone, quelle che si ritrovano a resettare la propria vita all’estero. Non ho intenzione di trattarlo ora, diciamo che ve ne do un assaggio veloce, con quelle frasette incisive e sintetiche mi piacciono tanto:


Si può fuggire dal mondo, ma non da se stessi.


Quello di cui vorrei parlarvi, invece, riguarda come noi vediamo l’ambiente che abbiamo appena lasciato. Ci ritroviamo infatti a non essere più attori del nostro mondo ma spettatori. Dalla nostra vecchia realtà ci arriva solo un pallido riflesso, sporadiche notizie; è un po’ come se avessimo la fortuna di osservare il nostro mondo col cannocchiale.



Astolfo sulla luna



Con distaccata lucidità guardiamo la nostra res publica, notando un' evidenza: siamo faziosi,da sempre.

Dai tempi di Cesare a oggi troviamo gustosa, appagante, eccitante l’appartenenza a un gruppo e, nel contempo, proviamo totale ostilità verso l’antagonista. Bianco o nero? Non importa chi ha ragione, importa sapere che dall’altra parte hanno comunque torto.

La parola d’ordine è giocare a opporsi sempre all’altra fazione, in maniera molto italiana:

al gioco non vince chi è più bravo, vince chi distorce le regole a proprio vantaggio; regole talmente distorte che anche quando la verità è palesata, basta negarla.

Per fare un esempio abbastanza noto a tutti, immaginiamo una partita di calcio il cui risultato finale è deciso da un rigore: l’attaccante si è palesemente buttato; l’arbitro non l’ha visto; il gioco è stato vinto perché il fantasista ha barato.

Un quadretto molto incalzante, perché si sposa bene con la politica: non ci sono forse anche qui due squadre? Due tifoserie? Gli arbitri?

E alla fine la formazione più forte è quella che possiede dei fantasisti.




“La legge è uguale per tutti, ma non necessariamente la sua applicazione, come del resto già ribadito dalla Corte Costituzionale.”

(Avv. Ghedini)



Il fantasista: genio al servizio dell'artificiosità, che manipola magistralmente le regole del gioco a vantaggio della propria fazione. Talento, intelligenza e brillantezza applicati interamente alla mistificazione del vero. Un personaggio amaro, barbaro raffinato, la cui unica ragion d’essere sta nel gioco.

Lo scorgo col mio cannocchiale: vive in un mondo in cui il dibattito, invece di chiarire, offusca; la verità sfuma, in uno spettacolo di marionette in cui realtà e finzione convivono e si confondono.

0 commenti:

Posta un commento

 

Argonavigando Design by Insight © 2009